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Ponte sullo stretto, la norma sull’antimafia bloccata da Mattarella e il botta e risposta tra il Colle e Matteo Salvini

22 Maggio 2025 - 23:41 Sofia Spagnoli
Mattarella Salvini Giorgetti
Mattarella Salvini Giorgetti
L'emendamento avrebbe accentrato tutti i controlli antimafia sotto il ministero dell'Interno

Il Ponte sullo Stretto di Messina ha finito per dividere ancora prima che partano i cantieri: da una parte il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, dall’altra Sergio Mattarella. A tre giorni dal via libera in Consiglio dei ministri (Cdm) del decreto infrastrutture, che riguarda una serie di interventi chiave su opere pubbliche, mobilità e grandi cantieri, tra cui il Ponte sullo Stretto di Messina, ecco la prima doccia fredda per Salvini e il suo ponte. E a “bagnarlo” è stato lo stesso presidente della Repubblica. Mattarella ha modificato una parte del testo, cancellando una norma che avrebbe accentrato tutti i controlli antimafia sotto il ministero dell’Interno.

La norma

La norma era stata presentata dallo stesso Salvini e dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi lo scorso 20 maggio, nella conferenza stampa che si è tenuta dopo il Cdm. L’Esecutivo e il Mit avevano deciso di centralizzare il protocollo antimafia relativo al Ponte sullo Stretto. In particolare – come anticipato da La Repubblica – l’articolo assegnava la competenza sui controlli antimafia per il Ponte a una struttura centralizzata presso il Viminale, diretta dal prefetto Paolo Canaparo.

Colle: «Prima non c’era, aggiunta dopo il Cdm»

Nel pomeriggio di oggi, 22 maggio, il Quirinale ha spiegato il perché del depennamento. E scrive: «La norma in questione non era contenuta nel testo preventivamente trasmesso al Quirinale, ma è comparsa solo poche ore prima della riunione del Consiglio dei ministri. La legislazione vigente prevede già misure antimafia rigorose per opere come il Ponte sullo Stretto di Messina». L’ufficio stampa del Colle aggiunge inoltre che la proposta prevedeva una procedura speciale, finora utilizzata soltanto in situazioni di emergenza o eventi speciali, come le Olimpiadi. E aggiunge: «Tale procedura non appare affatto più severa rispetto alle norme ordinarie. Anzi, va ricordato che essa consente deroghe a disposizioni del Codice antimafia che, invece, non possono essere superate nell’ambito delle regole ordinarie previste per le opere strategiche di interesse nazionale».

Salvini: «Per me era misura importante»

Anche Salvini risponde al Quirinale, difendendo la norma che, per lui, rappresentava «una misura importante». «Chiederemo il massimo rigore, la massima trasparenza e maggiori poteri per il Ministero dell’Interno e le Prefetture, affinché non ci siano infiltrazioni. Se qualcun altro ha una visione diversa, sarà il Parlamento a garantire tutte le necessarie tutele». E continua: «È evidente che, quando si trattano progetti come le Olimpiadi, la Tav o altre grandi opere, come quelle a Genova, Messina o Roma, è necessario un controllo totale. A Messina, con oltre centomila posti di lavoro in gioco e migliaia di imprese coinvolte, è mio interesse che Prefetture, Procure, associazioni e sindacati abbiano il massimo livello di vigilanza e trasparenza».

Piantedosi «In qualche modo si farà»

È intervenuto sul caso anche Piantedosi. «Io auspico che i controlli di prevenzione antimafia siano approfonditi, puntuali ed efficaci come sempre fatti dal ministero dell’Interno per il tramite delle prefetture o, insieme alle Prefetture, della Struttura di missione, quindi in qualche modo si farà». E quando i cronisti lo fermano in conclusione del question time al Senato, a chi gli chiedeva se quindi non ci sarà alcun abbassamento della guardia, il ministro ha ribadito: «Ci mancherebbe altro, assolutamente».

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