«Armi a Kiev senza più restrizioni». L’Europa pressa Trump dopo il maxi-attacco russo. Macron: «S’è arrabbiato con Putin? Bene, ora agisca»


Dopo due anni e tre mesi di guerra contro la Russia di Vladimir Putin, per l’esercito ucraino non vi è più alcuna restrizione sul raggio d’azione delle armi fornite dai principali Paesi occidentali. È quanto ha riferito oggi il cancelliere tedesco Friedrich Merz intervenendo all’Europa Forum della rete Wdr. Secondo il leader della Cdu appena arrivato alla guida della Germania, la libertà di manovra per Kiev riguarderebbe le armi fornite non solo dal suo Paese, ma anche da Stati Uniti, Francia e Regno Unito. La conseguenza è intuitiva, ma Merz ha tenuto a specificarla esplicitamente: «Ora l’Ucraina può difendersi anche attaccando posizioni militari in Russia, ad esempio. Fino a qualche tempo fa non poteva farlo, ora sì», il che secondo il cancelliere tedesco è giusto considerato che «un Paese che può difendersi solo da un attacco sul proprio territorio non si difende adeguatamente». Se ciò fosse vero, replica a stretto giro il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, si tratterebbe di una decisione «piuttosto pericolosa».
La strategia Ue-Usa dopo il maxi-attacco russo
L’annuncio di Merz arriva all’indomani di un finesettimana nel quale le forze russe hanno scatenato sull’Ucraina il più pesante attacco aereo che si ricordi dall’inizio della guerra – 69 missili e 298 droni, almeno 13 vittime -, segnale interpretato dai governi europei come prova definitiva dell’inaffidabilità negoziale di Vladimir Putin, e che ha fatto saltare sulla sedia (in ritardo, secondo Volodymyr Zelensky) pure Donald Trump. Ora i leader Ue sono impegnati a far capire al presidente americano che è arrivata l’ora di cambiare tono e strategia con Putin, ma anche a scongiurare che la frustrazione per il vicolo cieco della guerra lo spinga ad abbandonare oltre che il ruolo di mediatore pure il sostegno all’Ucraina e alla Nato. «Abbiamo visto in queste ultime ore, ancora una volta, esprimersi la collera di Donald Trump. Una forma di impazienza. Spero che ora si traduca in azioni», ha dichiarato Emmanuel Macron da Hanoi, dove è atterrato nelle scorse ore per una visita di Stato. Le azioni cui allude il presidente francese, oltre all’invio di armi e altri aiuti a Kiev, sono le nuove sanzioni contro il regime russo che sia le istituzioni Ue che il Congresso Usa stanno discutendo e preparando per la possibile adozione, ma su cui Trump tentenna. Il punto, sprona esplicitamente il “collega” Usa Friderich Merz, è che Putin non capisce altra lingua se non quella della pressione, mentre le offerte di dialogo le interpreta come segnali di debolezza. «Nessuno può accusarci seriamente di non aver esaurito tutti i mezzi diplomatici a disposizione», sottolinea il cancelliere tedesco.
In copertina: Ansa/Epa – Darek Delmanowicz – I leader dei Paesi «volenterosi» a Kiev con Volodymyr Zelensky lo scorso 10 maggio