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Scuola, il docente di sostegno può essere scelto dalle famiglie: il Tar del Lazio dà torto ai sindacati

26 Maggio 2025 - 15:40 Ygnazia Cigna
scuola sostegno scelto famiglie
scuola sostegno scelto famiglie
Per i sindacati la norma lede il principio del merito e altera le regole di assegnazione dei docenti, ma secondo i giudici non c’è alcun danno concreto e attuale. Soddisfatte le famiglie. Valditara: «Vince la continuità didattica»

Le famiglie degli studenti con disabilità potranno chiedere la conferma del docente di sostegno per il prossimo anno scolastico. Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso presentato dai sindacati contro il decreto del ministero dell’Istruzione e del Merito (n. 32 del 26 febbraio 2024), che introduce in via sperimentale questa possibilità per l’anno scolastico 2025/2026. Il provvedimento era finito al centro della polemica perché, secondo le organizzazioni sindacali della scuola, andrebbe a ledere il principio del merito su cui si basa la procedura di assegnazione dei docenti. A loro avviso, permettere alle famiglie di confermare un insegnante già in servizio, anche se con contratto a tempo determinato, impedirebbe a chi è collocato in posizione utile nelle graduatorie di accedere di quel posto.

Le motivazioni dei giudici

Ma il Tar ha bocciato l’istanza. Secondo i giudici amministrativi, le sigle sindacali – in questo tema – non rappresentano un interesse unico e condiviso della categoria, anzi: «I docenti che aspirano ad essere confermati nell’attuale incarico hanno interesse alla conservazione delle disposizioni contestate e, pertanto, vi è una parte della categoria rappresentata presso la quale è diffuso un interesse opposto a quello di cui le organizzazioni sindacali assumono di farsi portatrici», si legge nell’ordinanza. Non solo. Per il tribunale manca anche un danno concreto e attuale: «Le disposizioni contenute nel decreto ministeriale impugnato non hanno efficacia immediatamente lesiva nei loro confronti; in realtà, gli stessi potranno, al più, lamentare un pregiudizio solo all’esito della procedura di conferimento degli incarichi». In sostanza, sarà possibile valutare un eventuale danno solo dopo che gli incarichi saranno assegnati.

Cosa prevede il decreto contestato

Il decreto contestato introduce una novità importante nella gestione dei posti di sostegno. Per il solo anno scolastico 2025/2026, le famiglie potranno esprimere entro il 31 maggio 2025 la volontà di confermare l’insegnante di sostegno che ha seguito il proprio figlio nell’anno in corso. La scuola, a sua volta, dovrà valutare se questa scelta risponde effettivamente all’interesse edcuativo dell’alunno e comunicarne l’esito entro il 15 giugno. Se tutte le condizioni saranno soddisfatte, il docente potrà dichiarare la propria disponibilità, ottenendo così la precedenza assoluta nell’assegnazione del posto. La misura riguarda sia i docenti specializzati sul sostegno sia quelli che, pur non in possesso del tutolo specifico, abbiano maturato esperienza durante l’anno precedente. La misura riguarda sia i docenti specializzati sul sostegno sia quelli che, pur non in possesso di un titolo specifico, abbiano maturato esperienza durante l’anno precedente.

Valditara soddisfatto: «Vince la continuità didattica»

Soddisfatto il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che aveva fatto di questo decreto un suo cavallo di battaglia. «Accogliamo con soddisfazione l’ordinanza del Tar del Lazio. Prosegue dunque la nostra azione a tutela degli studenti con disabilità, consentendo alle famiglie di poter chiedere la conferma del docente di sostegno, che ha lavorato per l’anno in corso con il proprio figlio», commenta in una nota. «Siamo convinti che la continuità didattica, soprattutto per i ragazzi più fragili, sia un valore fondamentale, che va promosso anche quando si tratta di docenti con contratto a tempo determinato. Si rafforza, e continuerà sempre, il nostro impegno per garantire a tutti gli studenti effettive condizioni di valorizzazione», aggiunge.

I sindacati raccolgono la sconfitta: «Ma non ci fermiamo»

Raccolgono la sconfitta, invece, i sindacati. Da Anief, ci tengono a dichiarare che «la battaglia è tutt’altro che chiusa» e continueranno a «sostenere con forza i diritti dei docenti». Ritengono che si tratta di «un sistema di assegnazione che rischia di penalizzare competenze ed esperienza, senza garantire una reale continuità». Della stessa linea, la Flc Cgil. «È una decisione inspiegabile e inaccettabile, in quanto il Tar non è entrato nel merito della questione, sostenendo che le organizzazioni sindacali ricorrenti non siano legittimate “ad agire in giudizio quando la questione non riguarda un interesse omogeneo dell’intera categoria, ma può dividere i docenti in posizioni contrastanti», spiegano i sindacalisti. «La nostra organizzazione ribadisce netta contrarietà verso una norma non rispondente ai bisogni delle alunne e degli alunni con disabilità e che è essa stessa divisiva, perché lede i diritti dei lavoratori precari. Intendiamo perciò, conclude il sindacato di categoria, proseguire con forza nell’azione di contrasto a tale provvedimento». Per Carlo Castellana della Gilda degli Insegnanti, «il senso del ricorso non è stato capito». Secondo il coordinatore del sindacato, «la continuità didattica deve essere garantita ma non in questo modo. Se si procederà con questa misura, la questione non sarà risolta, al contrario, avremo problemi di contenziosi e di un carico burocratico maggiore per le scuole e uffici scolastici, paralizzando in alcuni casi le nomine, dal momento che la scuola si regge solo sui docenti non di ruolo».

Le famiglie festeggiano

Diversa la visione della Fish, la Federazione che raggruppa le associazioni rappresentative delle persone con disabilità e dei loro familiari. «Questa sentenza afferma con chiarezza che la continuità educativa non è un optional o una semplice comodità organizzativa, bensì una condizione essenziale per garantire il diritto all’istruzione», dichiara il presidente Vincenzo Falabella. «Troppo spesso abbiamo assistito allo svilimento di percorsi educativi faticosamente costruiti, vanificati dal continuo avvicendarsi di figure di riferimento. Ora viene sancito un principio inequivocabile: la stabilità della relazione educativa costituisce parte integrante e imprescindibile del processo di apprendimento per gli studenti con disabilità», aggiunge, ribadendo che «si tratta di un segnale molto positivo nell’ottica dell’effettiva tutele del diritto degli studenti con disabilità».

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