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Garlasco, papà Cappa su Alberto Stasi: «Quel cretino lo incastrano». Le 4 telefonate a Chiara Poggi il giorno dell’omicidio

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Le intercettazioni dei giorni successivi al delitto. Il secondo cellulare della vittima, gli intrallazzi e l'uomo adulto di Garlasco. Forse alla base del movente del delitto

«Quel cretino lì se devono incastrarlo lo incastrano». Il cretino è Alberto Stasi, si parla dell’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco e a parlare sono due protagonisti delle intercettazioni dell’epoca. Ovvero Ermanno Cappa e sua figlia Stefania. Sono i giorni delle indagini che puntano sul fidanzato e gli inquirenti sono andati a ricostruirli grazie a brogliacci e appunti degli investigatori dell’epoca. Convinti che ci sia un legame tra quanto accaduto nella villetta di via Pascoli, i parenti della vittima e Andrea Sempio. Anche se l’amico di Marco Poggi non aveva mai chiamato prima a casa. E anche se al cellulare di Chiara sono arrivate quattro chiamate anonime il 13 agosto 2007. Alla ricerca di un collegamento con «l’uomo adulto di Garlasco» e degli «intrallazzi» forse alla base del movente del delitto.

Gli «intrallazzi» e «l’uomo adulto di Garlasco»

Il terreno su cui si muovono il procuratore capo Fabio Napoleone, l’aggiunto Stefano Civardi e le pm Valentina De Stefano e Giuliana Rizza è scivoloso. Perché parte dall’ipotesi che l’assassino di Chiara non fosse solo sulla scena del delitto. E che probabilmente l’omicidio sia stato pianificato. Forse da qualcuno che quel giorno non era sulla scena. Si tratta di un’ipotesi per ora senza prove. Anche se c’è quella del Dna che parla almeno di un’altra persona nel villino. Che potrebbe essere Alberto Stasi, secondo l’avviso di garanzia inviato a Sempio dagli inquirenti. I quali però a quest’ipotesi non sembrano credere troppo. E preferiscono costruire una pista alternativa. Nella quale però dovranno collocare a 18 anni di distanza i sospettati. E il tempo che è passato potrebbe averlo reso impossibile.

Le intercettazioni di Stefania Cappa

Le prime carte riesumate dalla vecchia indagine cercano di circostanziare il ruolo della famiglia Cappa. E in particolare il rapporto tra Ermanno Cappa e le due gemelle Stefania e Paola con la famiglia Poggi. I Cappa avevano le chiavi del villino di via Pascoli. Sapevano come disinserire l’allarme. Ma all’epoca nessuno li sospettava. Anzi. Qualche mese dopo l’omicidio, mentre nella famiglia Cappa nessuno era stato indagato né perquisito (come oggi, del resto), Stefania è al telefono con la madre: «Ho detto: potete prendere tutta la mia casa! Le biciclette, le scarpe, tutto! Ma il tutore di una persona malata! Voi mi fate ridere! E loro: Stefania calmati; no io non mi calmo per un caz…! Gliel’ho detto! ». La persona malata è la sorella, che ha appunto un tutore e non una gamba ingessata.

Ermanno Cappa

Non solo. Il padre, influente personaggio nel pavese, «si è incazz… come una iena». Anche lei però non scherza: «C’era il comandante Cassese e lui sa che io ho il carattere che veramente sputo sangue, e mi fa: bene Stefania. E io: bene un caz…». Le intercettazioni di cui parla Repubblica descrivono la cugina di Chiara in maniera piuttosto curiosa: «Se dico: guarda che mi hanno interrogata, mi becco un frac… almeno cinquantamila euro per andare a Matrix e centomila per andare a Porta a Porta!». All’epoca l’indagine puntava su Stasi. Il fermo risale al settembre precedente. Arriva il 24, e tre giorni dopo Marco Demontis Muschitta va a dire ai carabinieri che invece lui ha visto Cappa quella mattina, per poi ritrattare tutto.

«Stasi sta sul caz…»

Proprio in quel lasso di tempo Cappa parla con i genitori. Molte conversazioni sono definite come irrilevanti. Ma alcune sono interessanti. Il 28, parlano padre e figlia: «Il padre dice che Stasi è stato scarcerato, quindi di evitare i giornalisti». Lei però dell’indiziato parla con i giornalista: «Ma a chi è che non sta sul caz… cioè… e questo ha avuto il coraggio il martedì sera di andarsi a fare la partitina a calcetto». E ancora: «Ti saprei dire nomi e cognomi delle ex e delle nuove di Marco Panzarasa e Alberto Stasi… ho di quelle informazioni che…. ci vediamo domani mattina al bar dell’università, ti faccio vedere il mondo!». Poi, il 12 dicembre, Ermanno rassicura la figlia: «Stai tranquilla che l’indagine va avanti come si deve che quel cretino lì se devono incastrarlo lo incastrano ».

Le quattro telefonate anonime

Il Messaggero e il Corriere della Sera invece parlano delle quattro telefonate anonime ricevute proprio da Chiara. Secondo gli inquirenti dell’epoca erano di Stasi perché chiamava da casa con modalità sconosciuto. Poi ci sono le chiamate di Sempio. In totale 21, 18 parlano da via Pascoli e tre dal cellulare dell’attuale indagato. Si tratta dei contatti del 4, 7 e 8 agosto. Il Nokia di Chiara registra chiamate alle 9.44 e alle 10.17. Poi ce ne sono altre quattro con intervalli di circa mezz’ora l’una dall’altra: alle 11.38, 12.46, 13.27 e 13.30. «La disabilitazione permanente della visualizzazione del numero chiamante è risultata presente solo per l’utenza fissa relativa all’abitazione di Stasi Alberto e per l’agenzia viaggi, quel giorno chiusa per ferie», spiegano gli investigatori.

Le intercettazioni di Muschitta

Anche il telefono del testimone che ritratta Muschitta viene messo sotto controllo. Il giorno dopo l’interrogatorio dice al padre: «Io lo so che avevo ragione». Lui gli risponde: «Lo hanno fatto per proteggerti. Magari altri testimoni dicevano che quella persona lì era da un’altra parte e tu eri incastrato. Però loro hanno l’informazione e su quella basano il loro lavoro». Muschitta viene querelato per calunnia dal padre di Paola, Ermanno Cappa. Il processo si concluderà con un’assoluzione.

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