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Medvedev avverte Israele: «Teheran pronta a usare l’atomica. Khamenei? Ci sarà un altro Ayatollah». Su Kiev: «Finirete come Chernobyl»

21 Giugno 2025 - 19:13 Ugo Milano
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Il fedelissimo di Vladimir Putin lancia due commenti al solito durissimi su Telegram. E minaccia Kiev di usare armi tattiche in risposta all'uso di «bombe sporche»

«Netanyahu un giorno se ne andrà, ma l’Iran resterà. Probabilmente sotto un nuovo Ayatollah». È lo stesso Dmitry Medvedev, braccio destro del presidente russo Vladimir Putin, ad ammettere il sempre più probabile cambio di guida a Teheran. Che si tratti di regime change grazie a un intervento militare o sia invece una abdicazione dell’attuale Guida suprema Ali Khamenei, qualcosa in Iran cambierà. Una cosa, però, rimarrà costante: il programma nucleare, perché per il Paese «equivale alla sopravvivenza».

La soluzione (utopica) di Medvedev: «Israele e Iran abbandonino i programmi nucleari»

Qualche ora dopo un primo messaggio su Telegram, in cui aveva accennato a «tutto questo casino tra Israele e Iran», Medvedev ha approfondito ulteriormente la questione. «A volte è bene porsi delle domande di base: l’Iran ha armi nucleari? Non lo sappiamo con certezza, ma sappiamo che Israele ha un programma nucleare segreto», ha sentenziato giudicando dunque assurde la pretese da parte di Tel Aviv di annullare gli sforzi iraniani verso l’atomica. La soluzione, o almeno un primo passo, sarebbe «che entrambi abbandonino tali programmi sotto la supervisione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dell’Aiea». Una proposta che «ovviamente rifiuteranno, anche se nessun attacco sarà efficace al 100%». La Russia, intanto, rimane a guardare: «per quanto possa sembrare cinico», secondo lui il conflitto «non sta ovviamente danneggiando la nostra causa».

La perseveranza di Teheran: «Il nucleare è necessario, sono pronti a usare l’atomica»

Per il fedelissimo di Putin, insomma, siamo di fronte a un vicolo cieco: «L’Iran andrà avanti, a prescindere da tutto. Volete provare a togliere le armi nucleari ai veri (nuovi) membri del club nucleare?». Il futuro del conflitto, da Mosca, sembra oscuro: «Se si cerca di distruggere il programma iraniano del tutto, l’Iran (se ha armi nucleari) le userà sicuramente. E se non ce le ha, ricostruirà questo programma a ogni costo». Che a guidarlo ci sia Khamenei o il suo successore.

Le minacce a Kiev: «Pronti a usare le nucleari tattiche»

Non solo Iran, ma anche – soprattutto – Ucraina. L’unica risposta a una possibile «bomba sporca» di Kiev dovrebbe essere un attacco con un’arma nucleare tattica. Il braccio destro di Putin ha commentato così le dichiarazioni del presidente russo di ieri, che ha messo in guardia Volodymyr Zelensky dal possibile impiego di una cosiddetta «bomba sporca» per rispondere all’invasione russa. Per Medvedev si tratta «di una provocazione», ma comunque «estremamente pericolosa che dovrebbe essere affrontata con una risposta proporzionata. Con cosa? – si chiede – Con una bomba pulita: le Tnw».

La risposta di Mosca

Poco male per l’ambiente e cosa ne sarà in futuro di chi vive nelle zone ucraine colpite, continua Medvedev. Di quelle bombe nucleari tattiche «ne abbiamo in abbondanza». E solo il loro uso sarebbe la risposta davvero proporzionata alle minacce ucraine: «Non parlerò delle conseguenze per la vita e l’ecologia future. Ma i pervertiti malati di Kiev con un’immaginazione bastarda dovrebbero averne un’idea. Che facciano una passeggiata nella zona di esclusione vicino a Chernobyl e guardino una serie televisiva a colori». Anche perché ormai il sostegno americano non sembra più preoccupare Mosca: «La maggior parte degli americani non sa nemmeno dove si trovi l’Ucraina morente – scrive l’ex presidente russo – e la squadra di Trump, che non è affatto propensa a spendere soldi per un conflitto a loro estraneo, è ora molto tesa».

Il rischio guerra mondiale e i «degenerati» europei

Sulla guerra di Israele contro l’Iran, secondo il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, «la questione è diversa» perché riguarda i rapporti tra Usa e Israele: «Che si arrangino con la loro creatura prediletta». Di tutta la situazione però Medvedev vede un rischio evidente: che la guerra da locale si trasformi in globale, come ammette spesso lo stesso Trump. «E qui Stati Uniti, Israele e Iran devono pregare intensamente secondo i libri sacri di tutte le religioni abramitiche». Sull’Europa, Medvedev è al solito spietato: «Non parlo dell’Europa: lì non c’è più nulla di sacro. Il loro destino è uno spettacolo da baraccone come le Olimpiadi di Parigi, con fenomeni da baraccone degenerati come Macron e altri Ursula con gli Starmer».

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